Uno sguardo al passato: la riduzione delle emissioni in ZP dal 1990 ad oggi

Nel dicembre dello scorso anno il consiglio europeo ha approvato l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas climalteranti di almeno il 55% entro il 2030 rispetto al 1990, proponendosi quindi di migliorare il precedente target di abbattimento delle emissioni del 40% guardando al medesimo arco temporale.
Questa nuova sfida si muove nel solco tracciato con il Green Deal europeo, è coerente con quanto ratificato con gli accordi di Parigi del 2015 e prosegue quanto già iniziato con l’obiettivo, traguardato con successo, di una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 20% nel 2020 sempre rispetto al 1990.
Il 1990 è quindi un anno importante nelle strategie climatiche europee, essendosi configurato come benchmark per la definizione delle tappe intermedie nel virtuoso percorso verso un’Unione Europea climaticamente neutra al 2050.

In questa prima uscita del nostro Green Corner abbiamo quindi deciso di partire da un confronto con il passato che guardasse proprio agli ultimi trent’anni, per descrivere come la produzione della nostra casa madre Zeleziarne Podbrezova a.s. (ZP) sia evoluta dal 1990 a oggi.
In questo innovativo viaggio editoriale ci è sembrato infatti giusto partire dal passato per mostrare quanto è già stato fatto e descrivere trasparentemente gli sforzi profusi e i risultati conseguiti.


Figure 1: il percorso della UE verso la neutralità climatica al 2050 – Brussels, 17.9.2020 – COM/2020/562 final

Nel 1990 ZP produceva circa 287.000 tonnellate di acciaio l’anno, ripartite tra billette e tubi senza saldatura.

A quel tempo il processo produttivo si basava su due piccoli forni ad arco elettrico e tre forni open-heart, anche detti forni Martin-Siemens, alimentati ad olio combustibile che complessivamente, considerando anche i tubifici, comportavano circa 195.000 tonnellate di CO2 in termini di emissioni dirette.
Nello stesso anno si è però dato anche avvio all’ammodernamento degli impianti produttivi, in particolare con la costruzione di un unico grande forno ad arco elettrico da 60 tonnellate, positivamente conclusasi nel 1993. Tale importante investimento ha portato così alla completa sostituzione dei forni più piccoli e delle fornaci Martin-Siemens. La capacità produttiva del nuovo forno ad arco elettrico era prevista originariamente essere di 220.000 tonnellate di acciaio l’anno, successivamente aumentata a 380.000 tonnellate grazie ad un incessante lavoro volto al miglioramento delle prestazioni.

Negli anni che hanno seguito la realizzazione del nuovo impianto numerosi altri investimenti sono stati effettuati al fine di incrementare la produttività, massimizzando l’efficienza energetica dei processi e minimizzandone nel contempo l’impatto ambientale.
Di queste iniziative desideriamo annoverare le più importanti: la ricostruzione del forno rotativo dell’impianto di laminazione dei tubi (1997); la realizzazione di un’unità cogenerativa ad alta efficienza, per la contemporanea produzione di elettricità e vapore (2001); la ricostruzione delle due stazioni di preriscaldo della paniere della colata continua (2002); il rifacimento del forno a barre mobili del laminatoio con l’introduzione di bruciatori rigenerativi (2004); l’importante upgrading dei forni di trattamento termico (2004-2007); il miglioramento dell’impianto di produzione delle curve con forni ad induzione (2007-2008); l’installazione di tre bruciatori ad ossicombustione nel forno ad arco elettrico (2007); la completa ricostruzione dell’impianto di colata continua (2013); la costruzione di un nuovo sistema di abbattimento delle poveri del forno ad arco elettrico con annesso recupero del cascame termico (2013); l’ammodernamento degli edifici in un’ottica di risparmio energetico (1996-2016).

L’entità degli investimenti sopra descritti, susseguitisi dal 1990 ad oggi, ammonta a oltre 66 milioni di €.
Una cifra importante che si è però tradotta nel 2019 in una produzione di acciaio pari a 327.000 tonnellate, sotto forma di billette, tubi senza saldatura e curve, a cui sono corrisposte emissioni dirette pari a circa 94.000 tonnellate di CO2.
Complessivamente, tra il 1990 e il 2019, ZP ha quindi aumentato la sua produzione del 14%, riducendo le emissioni dirette complessive del 52% e quelle specifiche per unità di acciaio del 58%.

Grazie a quanto fatto in passato ZP è oggi quindi un produttore di acciaio che fonda la sua attività sul recupero del rottame ferroso tramite processo elettrosiderurgico, coerentemente con i virtuosi obiettivi di economia circolare che la nostra società si è posta, traendo vantaggio dal parco di generazione di potenza Slovacco, tra quelli a più bassa impronta climatica nel contesto europeo.
Gli investimenti effettuati negli ultimi trent’anni consentono oggi a ZP di essere tra i più importanti produttori europei di tubi senza saldatura, con una share del 10% a livello di Unione Europea sia per tubi laminati a caldo che trafilati a freddo, grazie alla sua efficiente linea di laminazione, a 23 banchi di trafila e 7 forni di trattamento termico.
Ma soprattutto ZP e il Gruppo che presiede rappresentano una realtà che conta oltre 3000 lavoratori, che sono stati capaci di costruire negli ultimi tre decenni una realtà professionale e moderna, votata alla ricerca della qualità e competitività dei prodotti tenendo però conto di quelli che oggi definiremmo obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

In conclusione gli sforzi profusi da ZP al fine di evolvere e migliorare continuamente i propri processi, adottando formalmente al suo interno una politica ambientale sin dal 1999, sono risultati lungimiranti e rappresentano così sia una conferma delle scelte del passato che lo stimolo per continuare con lo stesso approccio in futuro.



Articolo scritto da:

Luca Orefici
Luca Orefici
GREEN MANAGER
lorefici@pipex.it


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